Il nonno veniva spesso a trovarci, aveva l’abitudine di fare quelle che lui chiamava vacanze con noi. A me piaceva vederlo aggirarsi per casa con tutto il peso dei suoi anni e della sua esperienza: anche se era un borbottio continuo, e per tutto, i suoi baffoni gli mettevano in faccia uno strano sorriso sornione da cui ero affascinato.
Come molti ragazzi, io e i miei fratelli più piccoli passavamo il tempo libero alla console e divoravamo junk food e merendine varie. Vedevo che il nonno si spazientiva sempre un po’, però non protestava mai. Un giorno, però, non ne poté più ed esplose. Con un gesto repentino staccò la spina del videogioco ed esclamò: «Mo basta! Adesso vi faccio mangiare io come si deve e dopo vi porto in un posto magico.»
Andammo in cucina e lì, come una specie di alchimista, si mise a impastare farina, acqua e qualcos’altro, poi tirò fuori una strana padella di creta e cominciò a cuocere quelle che nei miei ricordi sarebbero diventate dei caldi e morbidi morsi ripieni di marmellata. Mentre cucinava disse:«Ragazzi, non credete a quelli giù al mare, la vera piadina è questa!»
Quando finimmo di rimpinzarci, ci disse di indossare delle scarpe comode e robuste per andare al fiume che scorreva poco lontano da casa. Prese un sentiero che non avevo mai visto, così come per me era nuova la sua agilità , che in casa non manifestava. Il bosco golenale era florido e caotico, con angoli creati da distese di fiori di sottobosco su cui era facile vedere volteggiare bellissime farfalle, che potevi scambiare per le fatine dei boschi di tante fiabe.
Così arrivammo a un’ansa del fiume dove il cielo, il bosco e l’acqua diventavano un tutt’uno. Il nonno prese dalla riva argillosa un pugno di terra umida e mentre la modellava, iniziò a raccontare. «Dovete sapere che all’inizio dei tempi molta terra era circondata solo dal mare e già i primi uomini iniziavano a percorrere la strada che ci ha portato dove siamo ora. Proprio qui vicino hanno trovato i resti dei primi ominidi di questo continente, pensate a quanto siamo antichi. Ma certe cose sono ancora quasi come allora, come chi lavora la creta per darci qualcosa di utile e piacevole nella vita di tutti i giorni.» Mentre parlava e ci teneva incollati al suo racconto, le sue mani continuarono a lavorare finché dettero a quella massa una forma che ricordava la padella che aveva usato in cucina. Finimmo di ascoltare e domandare quando la luce della sera aveva cominciato a impossessarsi del sentiero.
Il giorno dopo fummo noi a chiedere al nonno di andare al fiume. E non ho più smesso di tornare in quel luogo tutte le volte che voglio ritrovare me stesso… e il sorriso burbero di mio nonno.