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Leonforte (EN)

La città delle fonti, del Monte Altesina e della pesca settembrina.

Secondo alcuni storici l’antica città sicula di Tabas o Tavaca si trovava sul sito su cui sorge attualmente Leonforte. Gli Arabi vi edificarono un castello, detto di Tavi, e razionalizzarono il sistema di irrigazione costruendo numerosi mulini che sfruttavano la preziosa risorsa che l’acqua è sempre stata per l’agricoltura.

Con i Normanni il feudo cambiò signore diverse volte finché nel XV secolo venne assegnato ai Branciforti.
L’attuale città sorse nel 1610 per volontà di Nicolò Placido Branciforti, il quale la chiamò Leonforte in omaggio al blasone della sua casata, un leone rampante che regge uno stendardo con su scritto “In fortitudine brachii tui”.

La città divenne principato nel 1622 e dopo poco cominciò a ingrandirsi. Alla produzione prevalentemente agricola si affiancarono quella dei manufatti di terracotta e dei panni di feltro e la concia delle pelli. Il XIX secolo vide la nascita di una filanda e l’ingresso di Leonforte nel sistema di sfruttamento dello zolfo. Nel 1852 la città venne acquistata dai conti Li Destri di Bonsignore.

Nell’ultimo secolo Leonforte ha mantenuto la connotazione operaia e agricola: le eccellenze simbolo della città sono la fava larga, la lenticchia nera e la pesca settembrina, alle quali ogni anno viene dedicata una sagra.

Il passato e il presente di Leonforte sono legati all’acqua: i Bizantini e gli Arabi la sfruttarono per alimentare numerosi mulini, fondamentali nell’agricoltura. Araba era anche la Fonte di Tavi, che sotto l’impulso del principe Branciforti fu trasformata nella monumentale ed emblematica Granfonte, o “fontana dei vintiquattru cannola” dal numero di cannelle bronzee che alimentano l’abbeveratoio e lavatoio cittadino. Realizzata in stile barocco, è lunga circa 25 metri e presenta 22 arcate a tutto sesto che lasciano intravvedere il paesaggio retrostante.

Poco più in là, la Fonte delle Ninfe, anch’essa alimentata dalle acque del monte Tavi e costruita per celebrare il dio fluviale Crysas, venerato dagli antichi leonfortesi come “’u santu misiru”, personificazione del fiume Dittaino che scorre nei pressi della città. È un monumento barocco composto da un arco trionfale sopra una roccia da cui sgorga acqua che poi cade nella vasca sottostante attraverso la bocca di un leone. Una delle due nicchie laterali contiene una statua marmorea di Artemide, l’altra conteneva la rappresentazione del dio Crysas in forma di giovinetto, ora
spostata all’interno del Comune.

A 10 chilometri dall’abitato si trova il lago artificiale Nicoletti, creato negli anni ’70 arginando il fiume Dittaino, famoso a livello provinciale e regionale per la pratica sia amatoriale che agonistica di sport acquatici come canoa, wakesurf, vela e sci nautico. Si può anche partecipare a tranquille gite in barca per osservare in tutto relax la flora e la fauna lacustri, praticare la pesca sportiva e stendersi al sole su una piattaforma galleggiante a pochi passi dalla riva.
Recentemente Leonforte è entrata a far parte del circuito turistico “Le vie dei mulini ad acqua”, che segue le tracce nel territorio della provincia ennese di questa preziosa fonte di energia alternativa sfruttata fin dall’antichità.

Leonforte sorge al centro della catena montuosa degli Erei, in provincia di Enna. Il contributo della casata dei Branciforti è visibile in gran parte del centro storico: la famiglia fece ingrandire la chiesa della patrona, la Madonna del Carmelo, nella quale è conservata la pietra che secondo la tradizione fu depositata da un untore nell’acquasantiera per diffondere la peste, il cui contagio fu scampato grazie all’intercessione di Maria che prosciugò l’acqua benedetta. Inoltre fede edificare diverse altre chiese e l’enorme Palazzo familiare a pianta quadrata su tre piani con il suo Belvedere, uno spettacolare punto panoramico.

Al territorio leonfortese appartiene anche la vetta più alta degli Erei, il Monte Altesina, sulla cui cima sono stati trovati i resti di un villaggio preistorico, mentre sulle pendici i ruderi di un antico convento. La Riserva Naturale creata in quest’area è un ambiente ideale per il trekking, con sentieri immersi nella vegetazione rigogliosa. Da ammirare anche il panorama dalla cima del monte che si apre su tutta l’isola e il suggestivo ambiente roccioso, la cosiddetta timpa di Tavi, un imponente deposito di origine sabbiosa modellato dall’acqua e dal tempo in forme uniche.

La già citata Sagra della pesca tardiva è un appuntamento annuale per chi ricerca le eccellenze del territorio: la prima domenica di ottobre il Corso Umberto e le sue piazze ospitano i numerosi visitatori, venuti da tutta la Sicilia e oltre, per assaggiare il saporito frutto oltre agli altri alimenti tipici.

Alla tradizione della città appartengono anche le tavolate, o artara, in onore di san Giuseppe, una delle feste più sentite dalla comunità. Per due giorni e due notti vengono allestiti nelle case di tutta Leonforte degli altari votivi traboccanti di cibi e bevande che poi verranno liberamente offerti insieme ai “pupidduzzi”, il pane benedetto tipico della festa, a tutti i visitatori di passaggio.

Soggiornare a Leonforte significa gustare le eccellenze di un territorio particolarmente fertile, ammirare splendidi panorami e avere la possibilità di praticare divertenti attività sportive circondati dalle acque lacustri e dalla natura.

Come arrivare

Esperienze N.A.O.S. a Leonforte

L’archetipo legame tra selva e uomo, la profondità esistenziale dei boschi incontaminati che si compenetra nella vita agropastorale.

 

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Le sorprendenti acque interne, per lo più frutto della manipolazione umana. Luoghi che anticamente poggiavano la propria economia su questa preziosa risorsa e la loro possibile nuova vita.

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Storiografia dell’arroccamento, nascita e declino delle isole di umanità e del potere.

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Pratiche e attività tese alla crescita e all’arricchimento dell’individuo fuori da ogni contesto “materiale”. Percorsi orientati a un cammino di ispirazione spirituale e religiosa.

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I prodotti tipici, eccellenze uniche e caratteristiche dei territori: stagionalità, qualità, le modalità di produzione e un consumo attinente al luogo.

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