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Troina (EN)

La prima capitale Normanna di Sicilia

In provincia di Enna, gemma siciliana arroccata sui monti Nebrodi, Troina è tra i borghi più belli d’Italia. Passeggiare per questo groviglio di piccole strade, molte fatte interamente di gradini e sottopassaggi ad arco, significa immergersi nel fascino del Medioevo. Il racconto di una storia antichissima che aspetta solo di essere ascoltato.

Studiosi antichi e moderni concordano nell’identificare Troina con Engyon, sede del tempio pre-ellenico dedicato al culto delle Dee Madri e meta di pellegrinaggi pagani. La forma più antica dell’attuale nome è Traghina, derivante dall’aggettivo greco che vuol dire “aspro, roccioso” e si ritrova anche altre forme: Trayna, Trahyna, Trahina o anche Drakinai, Drajna e Tragina, che convergono tutte nell’attuale nome della città.

I primi insediamenti sembrerebbero essere del periodo preistorico. Abitata dai Sicani e dai Siculi, poi colonizzata dai Greci fino ai primi decenni del IX secolo, quando ebbero inizio le incursioni arabe in Sicilia e Troina fu conquistata dai Saraceni nell’anno 866. Il dominio venne spezzato nel 1062 dalle truppe di Ruggero I d’Altavilla, che riuscirono nell’impresa grazie all’aiuto decisivo della popolazione locale, prevalentemente di etnia greca, che mal sopportava l’occupazione araba. Ruggero I di Sicilia proclamò Troina prima capitale della Contea di Sicilia per la sua posizione strategica e per l’accoglienza dei suoi abitanti. Sull’altopiano rupestre della cittadina nebroidea sorgeva un “castrum” munito e inespugnabile che gli Altavilla scelsero come roccaforte della conquista. Il Gran Conte Ruggero vi trasportava il bottino e vi custodiva il tesoro del regno, vi tornava dopo ogni battaglia e vi riceveva le ambascerie. Qui accolse persino Papa Urbano II, dopo che la Cattedrale di Troina nel 1080 era diventata la prima sede episcopale siciliana, e vi seppellì il figlio Giordano, morto a Siracusa.

Florida fino al periodo svevo, Troina visse un declino politico ed economico sotto il dominio angioino, poi fu demanializzata nel 1398. Tra il XV e il XVI secolo conobbe una forte espansione urbana, perse il rilievo militare e diventò centro di interesse culturale e religioso grazie alla costruzione di biblioteche, archivi e opere pie gestite dai monaci basiliani. Nel XVII secolo ci furono due violenti terremoti che ostacolarono lo sviluppo del Borgo appena edificato ma nel secolo successivo la popolazione tornò a crescere. Troina fu allora inserita da re Ferdinando I delle Due Sicilie nella Provincia di Catania e nel Distretto di Nicosia. Dopo l’annessione della Sicilia al nascente Regno d’Italia e la soppressione del Distretto di Nicosia, Troina divenne capoluogo di un proprio mandamento, di cui faceva parte anche il comune di Cerami.

Gli inizi del XX secolo videro un peggioramento delle condizioni economiche dei contadini e delle loro famiglie che portò a un’emigrazione di massa.

Nell’estate del 1943 Troina fu teatro di una storica battaglia tra le forze dell’Asse, arroccate in città, e quelle angloamericane, sbarcate in Sicilia nel contesto dell’operazione Husky. Le ostilità durarono cinque giorni, disastrosi sia per la popolazione civile che per l’abitato a causa dei violenti bombardamenti dell’aviazione alleata. A memoria dello scontro gli scatti di guerra del celebre fotografo Robert Capa.

L’opera più importante della ricostruzione del dopoguerra fu la Diga Ancipa che, oltre a creare il bacino artificiale Sartori, offrì lavoro ai giovani, assunti come muratori, e stimolò l’apertura di nuove attività commerciali. Dal 1953, al termine dei lavori, il fenomeno dell’emigrazione riprese in forma più massiccia, causando un notevole calo demografico.

Le origini di Troina sono antichissime, come dimostrano una capanna di epoca neolitica e due necropoli del periodo siculo, una su monte San Pantheon, l’altra su monte Muganà, siti archeologici attualmente visitabili. Esistono inoltre resti di età ellenistico-romana, insieme ai ruderi di un’imponente fortificazione muraria a blocchi megalitici.

L’appellativo “vetustissima” è legato ai tempi più gloriosi della storia della città, quelli normanni: dopo averla liberata dalla dominazione araba, infatti, il conte Ruggero d’Altavilla la scelse come prima capitale normanna di Sicilia.

I segni di questa elezione sono ancora visibili nel tessuto urbano, come nel caso della Torre Capitania dell’antico castello o della Cattedrale, fatta costruire dal Gran Conte sul modello delle cattedrali-fortezza. A Troina antichità e modernità si fondono, così come storia, mito e rito: qui visse infatti San Silvestro, monaco basiliano originario della città e scelto come compatrono dopo il presunto intervento della sua reliquia durante una pestilenza nel Cinquecento. Inscindibili dai cicli naturali e dall’ambiente circostante, i riti e le attività legati al suo culto portano i segni di un’origine greca e pagana, come racconta il cammino votivo nei boschi dei Nebrodi che culmina con la raccolta dell’alloro, pianta sacra al dio Apollo e mantenuta nel passaggio al cristianesimo. O l’inizio delle celebrazioni del tradizionale Festino che coincide con l’ingresso della stagione primaverile, la prima domenica di maggio, eco dei riti di rigenerazione della natura all’alternarsi delle stagioni.

Situata sulle pendici meridionali dei Monti Nebrodi, Troina è l’unica città fortificata normanna dell’isola ad aver mantenuto l’antica conformazione. All’arrivo è di grande impatto la vista di tutta la città e altrettanto suggestivo il panorama dal punto più alto e anche più antico: la piazza Conte Ruggero. Da qui si possono ammirare la magnificenza dell’Etna, la costa del Mar Jonio e il monte San Pantheon; dalla parte opposta, i boschi dei Nebrodi e il lago Sartori.

Sempre in piazza Conte Ruggero, si può ammirare una torre normanna che è l’attuale campanile della Chiesa Madre, dedicata a Maria Santissima Assunta. La chiesa, che ha subito tre profonde ristrutturazioni nel ’400, nell’età tardo barocca e intorno al 1927, oggi ha ormai poco dell’edificio originario costruito dai Normanni. All’interno è un vero e proprio museo che custodisce ori e argenti.

Ma il cuore del sistema museale troinese pulsa all’interno di Palazzo Pretura, dove ha sede una mostra permanente di 62 scatti inediti, datati 1943-44, del celebre fotografo di guerra americano Robert Capa, e nella Torre Capitania, in via Conte Ruggero. Torre centrale del castello normanno e sede originaria del Capitanato di giustizia degli Altavilla, ospita oggi eventi culturali e mostre, come quella archeologica, ed è inoltre sede della Pinacoteca d’Arte moderna che propone un percorso sul periodo della Controriforma.

Il prodotto simbolo della città è la “vastedda cu sammucu” che si prepara nel periodo primaverile quando la pianta di sambuco, da cui la focaccia trae il nome e uno degli ingredienti principali, è in fioritura. La Sagra omonima, che si svolge tutti gli anni in concomitanza con i festeggiamenti in onore del patrono San Silvestro, celebra questo piatto tipico e unico della cucina e della tradizione troinese.

Soggiornare a Troina significa poter passeggiare per le viuzze di un antico borgo medievale, visitare siti archeologici antichissimi, provare le attività sportive o godersi la pace del Lago Sartori, immergersi nell’aria pulita dei boschi dei Nebrodi e scoprire tradizioni culinarie e comunitarie uniche.

Come arrivare

Esperienze N.A.O.S. a Troina

L’archetipo legame tra selva e uomo, la profondità esistenziale dei boschi incontaminati che si compenetra nella vita agropastorale.

 

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Vivi l’esperienza di condividere il pranzo o la cena a casa di “un amico” che non sapevi di avere. Scegli tu dove andare, prenota e suona alla porta!

 

Storiografia dell’arroccamento, nascita e declino delle isole di umanità e del potere.

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Una passeggiata da ascoltare: scoprire un luogo si può anche a occhi chiusi, o bendati, cogliendo tutti i suoni che lo caratterizzano.


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Pratiche e attività tese alla crescita e all’arricchimento dell’individuo fuori da ogni contesto “materiale”. Percorsi orientati a un cammino di ispirazione spirituale e religiosa.

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I luoghi dove risiede il mito, l’allegoria delle stagioni come strumento di lettura del rapporto tra uomo e divino.

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